Get Mystery Box with random crypto!

Climate change is real

Logo of telegram channel climatechangeisreal — Climate change is real C
Logo of telegram channel climatechangeisreal — Climate change is real
Channel address: @climatechangeisreal
Categories: News
Language: English
Subscribers: 634
Description from channel

Notizie sul clima che cambia da Valori.it

Ratings & Reviews

2.00

2 reviews

Reviews can be left only by registered users. All reviews are moderated by admins.

5 stars

0

4 stars

0

3 stars

0

2 stars

2

1 stars

0


The latest Messages 3

2020-05-20 16:14:02
618 views13:14
Open / Comment
2020-05-18 16:33:46 Clima, 30 nazioni chiedono una ripresa verde
di Andrea Barolini

Si è trattato solo di un primo passo. Per una volta, però, le premesse appaiono moderatamente positive. Almeno a parole.

Trenta tra capi di governo e ministri dell’Ambiente si sono riuniti (in teleconferenza), il 27 e il 28 aprile scorsi, su iniziativa della Germania e in collaborazione con il Regno Unito. Obiettivo: cominciare a preparare la COP26, la ventiseiesima Conferenza mondiale sul Clima delle Nazioni Unite, che si sarebbe dovuta tenere a Glasgow nel prossimo mese di novembre e che invece è stata rimandata al 2021, a causa del coronavirus.

La riunione è prevista nell’ambito del cosiddetto Dialogo di Petersberg, nato nel 2010 con l’intento di offrire un confronto politico informale di alto livello, dedicato al negoziato internazionale sul clima. Per questo, alla teleconferenza erano presenti anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, alcuni rappresentanti dell’UNFCCC (la Convenzione Quadro che organizza le COP) e esponenti di organizzazioni della società civile.

«Il coronavirus - ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel - ci sta dimostrando che la cooperazione internazionale è cruciale. E che il benessere di una nazione dipende dal benessere delle altre. L’Europa deve diventare il primo continente ad emissioni nette zero entro il 2050. È per questo che accolgo con favore l’obiettivo di riduzione del 50-55% delle emissioni, entro il 2030, rispetto al livello del 1990».

Si tratta della prima volta che la Germania dichiara il proprio sostegno a tale step intermedio. «Permettetemi - ha aggiunto la leader tedesca - di essere chiara: ci sarà un dibattito complesso sull’allocazione dei fondi. Ma è importante che i programmi di rilancio tengano conto del clima».

Allo stesso modo, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha sottolineato: «Siamo tutti coscienti del fatto che sarà una battaglia politica e culturale. Incontreremo forti opposizioni. Ci sarà chi ci chiederà di riparlare di Green New Deal tra dieci anni. Ma si tratterebbe di un tragico errore».

Altro dato positivo è arrivato dal Giappone, sul quale a fine marzo erano piovute critiche per aver proposto un piano di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra estremamente poco ambizioso. La nazione asiatica ha promesso di presentarne uno nuovo prima della COP26. E anche la Cina, primo Paese al mondo in termini di gas climalteranti prodotti, ha affermato di voler fornire il proprio contributo alla causa comune.

«Sono giorni oscuri, ma non privi di speranza - ha concluso Guterres -. Abbiamo una rara e breve finestra a disposizione per ricostruire un mondo più resiliente». A patto di passare dalle parole ai fatti.
656 views13:33
Open / Comment
2020-05-16 12:30:22 Come cambierà la temperatura nella tua zona tra 50 anni? Te lo dice una grafica interattiva a cura del National Geographic.

https://www.nationalgeographic.com/magazine/2020/04/see-how-your-citys-climate-might-change-by-2070-feature/
598 viewsclaudia vago, 09:30
Open / Comment
2020-05-15 16:31:59 BNP Paribas taglierà (un po') i finanziamenti al carbone

di Andrea Barolini

Un’accelerazione. «Balbuziente», come sottolineato dalle organizzazioni non governative. E da verificare. Ma la decisione del colosso bancario BNP Paribas di rivedere le proprie politiche di finanziamento nei confronti del settore del carbone (se confermata dai fatti!) rappresenta almeno un primo passo avanti. Segno che le campagne delle associazioni, le marce degli studenti e i moniti degli scienziati non sono semplici testimonianze.

Il carbone rappresenta infatti la fonte fossile più dannosa per il clima. Eppure continua ad essere sfruttato da numerose grandi potenze internazionali. È il caso di Cina, Stati Uniti e Germania. Senza un’inversione di rotta immediata, gli obiettivi indicati dalla comunità internazionale in termini di lotta ai cambiamenti climatici non potranno essere centrati. Serve dunque una svolta. A partire dai finanziamenti che le banche di tutto il mondo continuano a concedere alle aziende del settore delle fonti fossili.

Nello scorso mese di novembre, BNP Paribas aveva annunciato uno stop, in questo senso, a partire dal 2030 per le imprese presenti nell’Unione europea. E a partire dal 2040 per il resto del mondo. Una posizione criticata aspramente dalle associazioni ecologiste, poiché considerata troppo poco ambiziosa.
Ora la banca francese ha deciso di allargare la misura, entro i prossimi 10 anni, alla totalità dei Paesi OCSE. Inoltre, l’istituto di credito ha spiegato che «a partire da subito, non sarà più accettato alcun nuovo cliente il cui fatturato legato al carbone sia superiore al 25% del totale».

L’ong inglese Reclaim Finance e la francese Les Amis de la Terre, assieme a Bank Track, hanno confermato i miglioramenti da parte di BNP Paribas. Ma le politiche climatiche restano a loro avviso, appunto, «balbuzienti. È nuovamente un’occasione sprecata: si sarebbe potuto attuare un’uscita totale dal settore». Inoltre, le associazioni sottolineano come le esclusioni riguardino «soltanto le aziende che sviluppano centrali, non tutte le compagnie che presentano a vario titolo esposizioni nel comparto del carbone. In questo senso, le scelte appaiono ben lontane dalle realtà più virtuose».
554 viewsclaudia vago, 13:31
Open / Comment
2020-04-25 10:54:01 L'inquinamento trasporta il #coronavirus. La scienza ha fornito le prime prove https://valori.it/coronavirus-lombardia-polveri-sottili-pm10-inquinamento/
691 viewsclaudia vago, 07:54
Open / Comment
2020-04-21 17:44:00 Dallo scioglimento del ghiaccio dovuto ai cambiamenti climatici emergono manufatti di epoche dimenticate.

https://www.theguardian.com/science/2020/apr/16/spectacular-artefacts-found-as-norway-ice-patch-melts
756 viewsclaudia vago, 14:44
Open / Comment
2020-04-19 11:13:27 Il confinamento forzato di metà degli esseri umani sul pianeta porterà a un calo del 5,5% delle emissioni di CO2. Bene! Solo che per salvare il clima le emissioni devono calare, ogni anno, del 7,6%. Serve una rivoluzione, ripensando da capo tutto il nostro sistema produttivo.

https://valori.it/coronavirus-co2-clima-emissioni/
668 viewsclaudia vago, 08:13
Open / Comment
2020-04-14 10:30:03 https://valori.it/banche-fossili-2700-miliardi/
758 viewsclaudia vago, 07:30
Open / Comment
2020-04-14 10:29:33 E SE SCOPRISSI CHE LA TUA BANCA STA DISTRUGGENDO IL PIANETA?

Parigi, dicembre 2015. Strette di mano, applausi, braccia levate al cielo. Le quasi 200 nazioni che hanno partecipato a due lunghe e complesse settimane di negoziati alla Cop 21, la ventunesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, hanno appena raggiunto un'intesa storica.

L'Accordo di Parigi riconosce che il riscaldamento climatico può comportare uno sconvolgimento epocale per il pianeta Terra. E per questo chiede ai governi di tutto il mondo di adoperarsi al fine di limitare la crescita della temperatura media globale, alla fine del secolo, ad un massimo di 2 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali. Prima, cioè, che l'umanità cominciasse a bruciare indiscriminatamente combustibili fossili - petrolio, carbone e gas - per alimentare il proprio sviluppo insostenibile.

Da allora sono passati cinque anni. Nel corso dei quali le promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra avanzate dai governi sono state largamente insufficienti. Almeno, però, i primi (timidi) passi sulla buona strada sono stati compiuti (con buona pace di Donald Trump e Jair Bolsonaro). Da tutti? Neanche per idea. Uno dei problemi principali, come al solito, arriva dal mondo della finanza. E, in particolare, dalle grandi banche globali.

A confermarlo sono le cifre pubblicate nel rapporto “Banking on Climate Change 2020: Fossil Fuel Finance”. Secondo il quale le 35 tra le maggiori banche del Pianeta, nei quattro anni successivi all'approvazione dell'Accordo di Parigi, hanno concesso a società e a progetti che sfruttano i combustibili fossili la bellezza di 2.700 miliardi di dollari. Per poter valutare le cifre, basti pensare che il mega piano di salvataggio anti-coronavirus annunciato dalla BCE vale 750 miliardi.

E nell'elenco delle banche “fossili” figurano anche i due principali istituti di credito italiani: Unicredit e Intesa Sanpaolo. Che di miliardi di dollari nel comparto ne hanno investiti ben 35.
610 viewsclaudia vago, 07:29
Open / Comment
2020-03-31 12:40:42 Cosa rischiamo se il coronavirus farà saltare la Cop26?
di Andrea Barolini

«Giant steps are what you take, Walking on the moon. I hope my legs don't break, Walking on the moon»


La crisi del coronavirus rischia di rendere il 2020 l’ennesimo anno di transizione nella lotta ai cambiamenti climatici. I principali summit internazionali saranno infatti, con ogni probabilità, annullati e riconvocati quando l’epidemia sarà un ricordo. Il rischio è che il calendario stabilito - in mezzo a mille difficoltà - dai governi di tutto il mondo possa subire pesanti ritardi.

Dal 15 al 29 ottobre si sarebbe dovuta tenere a Kunming, in Cina, la Cop15 sulla biodiversità. Un appuntamento cruciale per stabilire una “road map” internazionale finalizzata a rallentare il drammatico processo di perdita di specie viventi, capace di sconvolgere gli ecosistemi del mondo intero. Il rinvio della conferenza è stato ufficializzato il 23 marzo e, secondo fonti interne alle Nazioni Unite, l’evento sarà riprogrammato nel 2021 (la data non è nota).


«We could walk forever, Walking on the moon»


La ragione principale per la quale un evento così lontano è stato annullato è legata non tanto ai rischi legati al coronavirus (si confida nel fatto che, in autunno, il problema possa essere stato superato da tempo). Il problema è che in questi mesi avrebbero dovuto essere effettuati i lavori preparatori della Cop15 sulla biodiversità. In assenza dei quali è impossibile (inutile) riunirsi.

È la stessa ragione per la quale si sta vociferando da giorni su un possibile rinvio anche della - ancor più importante - ventiseiesima Conferenza mondiale delle parti (Cop26) sui cambiamenti climatici, prevista dal 9 al 19 novembre a Glasgow, in Scozia. Anche in questo caso, il nodo cruciale sono i lavori preliminari, dal momento che già alcune sessioni dell’UNFCCC - la Convenzione quadro delle Nazioni Unite che organizza le Cop - sono state annullate.

Qualora il rinvio fosse ufficializzato, i problemi sarebbero particolarmente complessi da risolvere. Entro l’inizio della Cop26, ai governi di tutto il mondo è stato chiesto infatti di rivedere le proprie Nationally Determined Contributions (Ndc). Ovvero le promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra avanzate per la prima volta nel 2015, prima della Cop21 di Parigi, che portò all’approvazione dell’Accordo che porta il nome della capitale francese.


«We could live together, Walking on, walking on the moon»


L’analisi delle promesse di cinque anni fa indica infatti che - anche qualora esse fossero rispettate per intero - la diminuzione dei gas climalteranti che ne conseguirà sarà largamente insufficiente. Essa porterà la crescita della temperatura media globale, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, a 3,2 gradi centigradi. Mentre l’Accordo di Parigi indica come limite massimo - per evitare che la crisi climatica si trasformi in catastrofe - i 2 gradi («rimanendo il più possibile vicini a 1,5», indica il documento).

Se la Cop26 sarà procrastinata, il rischio è che con essa sia ritardata anche la presentazione dei nuovi impegni da parte dei governi. Nel suo ultimo rapporto intitolato “Emission Gap”, l’agenzia Onu per l’Ambiente (UNEP) ha spiegato che per centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi occorrerà abbassare le emissioni in modo estremamente deciso. «È necessario – si legge nel report – un calo del 7,6 per cento all’anno, da qui al 2030». Ciò immaginando un impegno immediato da parte della comunità internazionale. Coronavirus permettendo.


Citazioni musicali The Police, Walking On The Moon, 1979
633 viewsclaudia vago, 09:40
Open / Comment