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Notizie sul clima che cambia da Valori.it

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2020-03-25 16:13:33 Un altro mondo è possibile. Anzi necessario

di Andrea Barolini


«Hello? Hello? Hello? / Is there anybody in there?»

«Whatever it takes». Il bazooka anti-crisi della Bce è tornato a tuonare. Otto anni dopo la celebre frase pronunciata da Mario Draghi, stavolta a lanciare un epocale piano di sostegno alle economie reali è stata la nuova inquilina dell’Eurotower, Christine Lagarde. Dopo la paurosa gaffe del 12 marzo, quando aveva fatto tremare mercati e governi lasciando intendere che l’istituto di Francoforte non avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per rispondere alla crisi, l’ex ministro francese ha modificato radicalmente i toni.

Con i 750 miliardi di euro messi a disposizione dalla Bce saranno acquistati titoli di stato delle nazioni (e delle aziende) europee. Il che dovrebbe garantire la liquidità necessaria per «riavviare la macchina», scongiurare le incursioni degli squali/speculatori della finanza, limitare la crescita dei tassi d’interesse sui buoni del Tesoro (i Btp decennali, in poco più di due settimane, erano cresciuti dall’1 al 3%). E soprattutto contrastare la probabile recessione alla quale l’Europa andrà incontro nel 2020 (la stessa Lagarde ha parlato di -5% per il Pil del continente).


«Relax / I'll need some information first / Just the basic facts»

Siamo in una botte di ferro? Dipende. Occorrerà verificare quanto la crisi del coronavirus sarà profonda. Se l’Europa saprà rispondere con uno slancio di solidarietà (che magari prenderà la forma dei “corona-bonds” caldeggiati dal governo italiano). E se il bazooka sarà stato sufficiente. Ma c’è un altro «ma». Probabilmente più importante di tutti.

La crisi del coronavirus rappresenta infatti un’opportunità unica per cambiare paradigma. Per puntare su uno sviluppo sostenibile in termini sociali, climatici e ambientali. Per abbandonare un sistema che privilegia gli interessi particolari rispetto a quelli generali (a partire dai tagli alla sanità pubblica). Per abbandonare il capitalismo attuale e trasformarlo in un sistema che ponga al centro i bisogni della popolazione (mondiale, tutta), lo sviluppo di servizi essenziali e universali, la redistribuzione di redditi e ricchezza, l’ecologia, la lotta ai cambiamenti climatici (non in ordine d’importanza).

Questa crisi (come tutte le crisi, ma in modo particolarmente generalizzato, repentino e marcato) sta comportando un calo delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra. Si tratta di una buona notizia. Ma che potrebbe durare poco. In molti già chiedono di fare marcia indietro sulle politiche climatiche, in nome della necessità di tornare alla crescita. Ma crescita, per loro, significa business as usual.


«I can't explain you would not understand / This is not how I am / I have become comfortably numb»

Un esempio? Jennifer Janzen, portavoce di Airlines4Europe, associazione che rappresenta 16 compagnie aeree europee, ha chiesto ai governi di sospendere l’introduzione di un’ecotassa sui biglietti aerei. Se questo tipo di richieste dovesse essere accolto, il mondo si salverà dal coronavirus ma continuerà a viaggiare a 150 km/h contro un muro. Che si chiama crisi climatica.

L’emergenza coronavirus ci ha mostrato in tutta la sua crudezza le conseguenze di uno sviluppo insostenibile. L’instabilità del sistema. La precarietà del capitalismo (e la nostra, conseguente). Quando arriverà il «day after» dovremo saper gridare che «un altro mondo è possibile» (ricordate?). Anzi, «necessario». Ora. Farlo sarà importante tanto quanto rimanere chiusi in casa per limitare il contagio, e forse anche di più.

Colonna sonora.
597 viewsclaudia vago, 13:13
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2020-03-19 12:12:27 Mille scienziati francesi, in una lettera pubblicata da Le Monde, chiedono ai cittadini di mobilitarsi per il clima attraverso la disobbedienza civile

Informarsi e impegnarsi sul clima. L’emergenza è tale da imporre scelte radicali. Anche dal punto di vista individuale. «Di fronte a questa crisi è necessaria una ribellione». L’appello è stato pubblicato sulle colonne del quotidiano francese Le Monde lo scorso 20 febbraio. Ed è stato firmato da mille scienziati di diverse discipline.

L’inerzia dei governi sul clima è inaccettabile di fronte alle evidenze scientifiche

«Da decenni – hanno spiegato gli studiosi – i governi che si sono succeduti sono stati incapaci di adottare misure forti e rapide per fronteggiare la crisi climatica e ambientale: un’emergenza che si aggrava di giorno in giorno. Questa inerzia non può più essere tollerata di fronte ad osservazioni scientifiche incontestabili e a catastrofi che si moltiplicano sotto ai nostri occhi».

La lettera prosegue spiegando che il mondo «sta vivendo la sesta estinzione di massa, con parecchie decine di specie viventi che scompaiono ogni giorno. Mentre i livelli di inquinamento sono allarmanti da ogni punto di vista: plastica, pesticidi, nitrati, metalli pesanti. Per non parlare del clima: la temperatura media globale è già salita di 1 grado centigrado rispetto ai livelli pre-industriali. E la concentrazione di CO2 nell’atmosfera non è mai stata così alta da milioni di anni».

Gli obiettivi climatici sono già quasi fuori portata

Inoltre, «secondo il rapporto Emission Gap delle Nazioni Unite gli impegni assunti finora dai governi nel quadro dell’Accordo di Parigi faranno salire la temperatura di almeno 3 gradi di qui al 2100. A patto che siano rispettati». Ne discende che «l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi è già fuori portata, a meno che non si diminuiscano le emissioni mondiali del 7,6% all’anno. Mentre negli ultimi dieci anni sono aumentate dell’1,5% all’anno».

Gli scienziati non lesinano quindi critiche nei confronti del governo francese. Spiegando che esso «si rende complice di questa situazione negando il principio di precauzione e non riconoscendo il fatto che una crescita infinita in un Pianeta dalle risorse finite è semplicemente un vicolo cieco. Gli obiettivi economici che difende sono in totale contraddizione con il cambiamento radicale di modello produttivo che è indispensabile avviare senza attendere».

«La tutela del clima prevalga sugli interessi privati»

Più nello specifico, «continuare a promuovere tecnologie superflue ed energivore come la 5G è irresponsabile». Inoltre, «come rivelato dall’Alto Consiglio per il Clima, il tetto alle emissioni di gas ad effetto serra fissato dalla strategia nazionale non è stato rispettato tra il 2015 e il 2018».

Di fronte a tutto ciò, la strada, secondo i mille scienziati firmatari della lettera aperta è una sola: «Lanciamo un appello a tutti affinché partecipino alle azioni di disobbedienza civile organizzate dai movimenti ecologisti. Invitiamo tutti i cittadini, compresi i nostri colleghi del mondo della scienza, a mobilitarsi per esigere dai nostri dirigenti politici atti concreti e cambiare il sistema dal basso. Fin da oggi».

Al contempo, un secondo appello è stato indirizzato ai poteri pubblici: «Dicano la verità in merito alla gravità della situazione: il nostro stile di vita attuale e la crescita economica non sono compatibili con la limitazione degli sconvolgimenti del clima. Il governo e il Parlamento facciano prevalere le istanze ambientali rispetto agli interessi privati».
909 viewsclaudia vago, 09:12
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