2021-03-21 12:46:15
RICCARDO BELLOFIORE: L'EREDITÀ DI MARX
Qual è l’eredità che lascia Marx dal punto di vista della riflessione economica? Credo sia importante tenersi allo spirito più che alla lettera dell’opera marxiana.
Marx intende fornire una ‘critica dell’economia politica’ – e si riferisce evidentemente all’economia politica del suo tempo, quella dei classici, Quesnay, Smith e Ricardo – per farne uno strumento per una critica radicale, teorica e pratica, del capitalismo. Sarebbe stato l’ultimo a ripetere acriticamente quanto ha scritto senza ridiscuterlo a fondo, centocinquant’anni dopo la pubblicazione del Capitale: lui stesso ha dichiarato di non essere marxista, e il suo motto preferito era de omnibus dubitandum.
Quello che dobbiamo chiederci, se vogliamo essere fedeli a questa eredità “marxiana”, è dunque: c’è una nuova economia politica, dopo Marx, di cui tener conto? E ancora, vi sono novità sostanziali del capitalismo di oggi rispetto a quello intravisto da Marx? E infine, vi sono dentro l’elaborazione stessa di Marx, del migliore Marx, dei limiti da superare?
Penso che sia sbagliata l’idea, così spesso ripetuta da seguaci pedissequi e senza fantasia, che l’economia politica sia morta nel 1830, si sia cioè esaurita con Ricardo. In particolare, nel ventesimo secolo vi è stato un filone sotterraneo nella teoria borghese che ha contribuito alla conoscenza scientifica del mondo del capitale. Quesnay, Smith e Ricardo, con il Tableau économique e con la teoria del valore-lavoro, avevano aperto la strada sul terreno della teoria della riproduzione, dello sviluppo e del conflitto distributivo.
Nel Novecento il contributo innovativo è soprattutto sul terreno della moneta e della finanza, da un lato, e della concorrenza dinamica dall’altro. I nomi da fare sono, prima del secondo conflitto mondiale, Wicksell, Schumpeter, Keynes (non soltanto la Teoria Generale, l’opera più famosa, ma altrettanto se non più il Trattato sulla moneta), e dopo autori come Joan Robinson, Kalecki, o Minsky.
Bisogna sempre ricordare che quando Marx parla di ‘critica’ dell’economia politica non si riferisce essenzialmente alla rilevazione puntuale di errori superficiali (è questo, semmai, il suo atteggiamento contro l’economia volgare) ma alla individuazione dei limiti alla conoscenza del capitale che la scienza economica non può non incontrare perché, in quanto borghese, non riesce ad andare alla radice della natura storica e transeunte della società presente. Marx insiste tanto sul fatto che non si conosce questa società senza apprendere dagli economisti politici, quanto che quella scienza è legata a quell’oggetto particolare e ne è dunque segnata socialmente. Bisogna superarla, non ignorarla o cancellarla.
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323 views𝖉𝖊𝖗 𝕸𝖆𝖗𝖘𝖈𝖍𝖆𝖑𝖑 𝖉𝖊𝖗 𝕯𝕯𝕽, 09:46