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BNP Paribas taglierà (un po') i finanziamenti al carbone di | Climate change is real

BNP Paribas taglierà (un po') i finanziamenti al carbone

di Andrea Barolini

Un’accelerazione. «Balbuziente», come sottolineato dalle organizzazioni non governative. E da verificare. Ma la decisione del colosso bancario BNP Paribas di rivedere le proprie politiche di finanziamento nei confronti del settore del carbone (se confermata dai fatti!) rappresenta almeno un primo passo avanti. Segno che le campagne delle associazioni, le marce degli studenti e i moniti degli scienziati non sono semplici testimonianze.

Il carbone rappresenta infatti la fonte fossile più dannosa per il clima. Eppure continua ad essere sfruttato da numerose grandi potenze internazionali. È il caso di Cina, Stati Uniti e Germania. Senza un’inversione di rotta immediata, gli obiettivi indicati dalla comunità internazionale in termini di lotta ai cambiamenti climatici non potranno essere centrati. Serve dunque una svolta. A partire dai finanziamenti che le banche di tutto il mondo continuano a concedere alle aziende del settore delle fonti fossili.

Nello scorso mese di novembre, BNP Paribas aveva annunciato uno stop, in questo senso, a partire dal 2030 per le imprese presenti nell’Unione europea. E a partire dal 2040 per il resto del mondo. Una posizione criticata aspramente dalle associazioni ecologiste, poiché considerata troppo poco ambiziosa.
Ora la banca francese ha deciso di allargare la misura, entro i prossimi 10 anni, alla totalità dei Paesi OCSE. Inoltre, l’istituto di credito ha spiegato che «a partire da subito, non sarà più accettato alcun nuovo cliente il cui fatturato legato al carbone sia superiore al 25% del totale».

L’ong inglese Reclaim Finance e la francese Les Amis de la Terre, assieme a Bank Track, hanno confermato i miglioramenti da parte di BNP Paribas. Ma le politiche climatiche restano a loro avviso, appunto, «balbuzienti. È nuovamente un’occasione sprecata: si sarebbe potuto attuare un’uscita totale dal settore». Inoltre, le associazioni sottolineano come le esclusioni riguardino «soltanto le aziende che sviluppano centrali, non tutte le compagnie che presentano a vario titolo esposizioni nel comparto del carbone. In questo senso, le scelte appaiono ben lontane dalle realtà più virtuose».