Se questa è vita: Amazon, robot e intelligenza artificiale “
Ditemi voi se questa è vita”.
Con questa frase ho pubblicato questo video su alcuni miei canali social e si è scatenato il pandemonio!
Il video mostra una lavoratrice Amazon intenta a preparare pacchetti. Il classico lavoro in stile
catena di montaggio o fabbrica che sia.
Per molti,
nulla di strano e per altri ancora addirittura un lavoro privilegiato rispetto ad altri.
Ora io non voglio mancare di rispetto a nessuno e tanto meno giudicare quello che le persone fanno, per necessità o scelta che sia. Ma ribadisco, con convinzione, che passare 8 ore al giorno (minimo e bene che vada), 11 mesi l’anno per 50, facendo un lavoro simile,
per quanto mi riguarda, non è vita, bensì qualcosa di alienante, di disumano e di profondamente innaturale. Se poi sono riusciti a mettervi in testa che tutto questo sia
normale e giusto, a me non interessa.
Da ragazzino ci sono passato anch’io e penso che i lavori più duri e umili siano esperienze estremamente utili e costruttive. Il problema per me sorge nel momento in cui si difende
un abominio del genere ritenendolo dignitoso per un essere umano.
E a proposito di Amazon: è iniziato di recente l’utilizzo sperimentale dei primi
robot umanoidi. Entro il 2025 puntano a sostituire 200mila dipendenti.
Ma non è tutto: con l’avvento dell’
intelligenza artificiale, solo in Italia, sono a rischio 8 milioni di posti di lavoro, 300 milioni a livello globale. E se pensate che il vostro lavoro sia al sicuro, perché… l’intelligenza artificiale non può fare tutto,
forse avete fatto male i conti.
Se volete salvarvi, il mio consiglio è di
iniziare a pensare e soprattutto comportarvi da
veri esseri umani. In alternativa, continuate pure a fare i robot e
tanti auguri.
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