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LAVORO E TEMPO DI LAVORO IN MARX di Franco Piperno A più di | Le Gauche

LAVORO E TEMPO DI LAVORO IN MARX
di Franco Piperno

A più di un secolo dalla morte, Marx viene trattato, tanto nell’opinione quanto nell’accademia, come “un cane morto”. La situazione è quindi ottima per riprendere lo studio dei suoi testi, per rifare i conti con lui. Procedere su questa strada, comporta, in primo luogo, sgombrare il terreno dall’ovvio, rifiutare la relazione di causalità tra l’attuale discredito di cui gode il Nostro ed il crollo del socialismo di stato nell’Europa dell’Est.

L’inconsistenza logica della dottrina marxista, così come la cattiva astrazione sulla quale si fondava la legittimità dei regimi socialistici, erano nascoste solo agli occhi di chi non voleva vedere. Tutto era chiaro già da prima, da molto prima.

Riproponiamo, qui di seguito, un breve commento a riguardo, scritto nel 1983, in occasione del centenario della morte di Marx, quando il Paese dei Soviet esisteva ancora (1).

«La celebrazione di K. Marx, nel centenario della morte, costituisce quel piccolo dettaglio più illuminante che un intero discorso. Innanzi, tutto chi celebra chi? Giacché bisognerà bene augurarsi che esista qualche differenza tra il Marx celebrato dal compagno Andropov, attuale primo ministro sovietico ed ex-capo del KGB; e quello di cui si ricorda il militante dell’Autonomia nelle prigioni italiane.

La celebrazione fissa una data, e come tale è un rito proprio agli abitanti del tempo, a coloro che perseguono opere senza fine; in effetti, si celebra solo ciò che non si è ancora compiuto. E che l’opera di Marx non sia ancora conclusa, il marxismo lo testimonia con la sua mera esistenza. Cent’anni dopo Marx, dirsi marxisti equivale a definirsi con un giudizio sul passato, con un criterio su ciò che non esiste. […]»

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