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CON TONI NEGRI. 4/4: ECONOMIA POLITICA, PRODUZIONE E VALORE | Le Gauche

CON TONI NEGRI. 4/4: ECONOMIA POLITICA, PRODUZIONE E VALORE

Quanto incide la quantità dei soggetti coinvolti nel lavoro immateriale rispetto alla qualità del lavoro che questi svolgono, in particolare se si abbandona la tesi dell’operaio massa per la figura del lavoratore intellettualizzato?

Ponendoci questa domanda, ritorniamo all’analisi della tendenza. Già oggi possiamo forse riconoscere che essa è attuata. Guardiamo alla Cina, dove indubbiamente i lavoratori immateriali stanno diventando una massiccia avanguardia rispetto ai lavoratori materiali. Naturalmente restano enormi zone di lavoro subordinato ma le proporzioni sono oggi totalmente sconvolte – tali da permetterci di riprendere il vecchio esempio marxiano delle fabbriche tessili dell’Inghilterra Settentrionale o del nord della Francia come avanguardie rispetto all’enorme massa del lavoro artigianale o manifatturiero che viene travolto nello sviluppo tendenziale. Oggi, la forza della tendenza spinge con il massimo vigore all’immaterializzazione del lavoro.

In Marx oltre Marx lei afferma che la legge del valore-lavoro diventa la legge del plusvalore.
Lei insiste sull’idea che Marx, nei Grundrisse, definisce la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto in funzione della legge del plusvalore, cioè in funzione della resistenza del lavoro. Una deviazione rispetto questa visione sarebbe determinata quando Marx nel Capitale, nei capitoli 13, 14 e 15 del volume III, spiega la caduta tendenziale in termini di aumento della composizione organica del capitale e non direttamente attraverso la legge del plusvalore.
Non sembra che lei dia conto di questa differenza. Nella prefazione a Marx oltre Marx, lei ha commentato che l’importanza dei Grundrisse stava nel fatto che le proiezioni di tendenza là definite erano state verificate oggi, in particolare, per quanto riguarda la perdita della centralità del lavoro di fabbrica come base per la riproduzione del sistema. A mio avviso, proprio questa dinamica è dovuta all’aumento della composizione organica del capitale avvenuta con l’informatizzazione, automazione e ora con la robotizzazione degli ultimi anni. A parer mio entrambe le spiegazioni sopracitate sulla caduta tendenziale del saggio di profitto sono complementari e non si escludono a vicenda. Lei cosa ne pensa?

Sono d’accordo ma lo direi in maniera diversa. Non mi sembra che si possano opporre, soprattutto nella lettura che Marx oltre Marx fa dei Grundrisse, una interpretazione soggettivista ed una oggettivista. In particolare, a te sembra che la caduta tendenziale del saggio di profitto possa da me essere interpretata con una lettura soggettivista. A me non sembra vero. Il profitto cade nella misura in cui la resistenza operaia cresce: cosa c’è di soggettivo qui? La resistenza è tanto oggettiva quanto l’investimento capitalista sul capitale fisso. Bisogna uscire da ogni concezione che consideri lo sviluppo in termini darwiniani. Non si può ridurre il rapporto di capitale ad uno solo dei suoi elementi. Proprio l’analisi dello sviluppo del tasso di profitto lo mostra: con la crescita della resistenza, cresce anche la strutturazione del capitale in modo tale da bloccare la crescita della lotta. Che poi questa sia una legge è un altro paio di maniche.

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