2021-07-01 10:07:10
Caldo insostenibile. Afa. Asfalto rovente. Trenta gradi all'ombra. Sudore. Difficoltà di respirazione. Nulla può fermare l'oltranzista della mascherina, il talebano della sicurezza, il vigilante del sistema. Poco importa se è va**inato, se l'intruglio salvifico gli ha donato la tanto desiderata immunità. La lurida pezza sul volto, per lui, è imprescindibile. È una seconda pelle. È nuova normalità. È un paramento liturgico. È una scelta di vita. Un atto di sottomissione.
Dostoevskij scrisse: " Un essere che si abitua a tutto: ecco, penso, la migliore definizione che si possa dare all'uomo".
L'insalubre benda è appartenenza. È un simbolo. È l'uomo rassegnato, servile, irrazionale, che coprendo il suo volto scopre la sua vera natura. I mascherati erano già tra noi. Spenti, programmati, inanimati. Stagnanti nell'abitudine. Già erano schierati, inconsapevolmente, dalla loro parte. Bramavano da un po' di essere controllati, imboccati come lattanti. Volevano solo togliersi il peso della scelta, il fardello d'esser uomini. Le loro labbra già farfugliavano da tempo le verità assolute del "ventriloquo".Ora hanno solo gettato la maschera. Si sono volontariamente imbavagliati per essere testimoni viventi del Vangelo terapeutico. Delle sue salvifiche parabole. Dei suoi stralunati dogmi. Ora hanno solo tirato su una mascherina, giurando eterna fedeltà a chi promette di salvarli da morte sicura. Una cosa è certa: se la nostra salute fosse dipesa realmente da quel lercio vessillo che il militante del regime sanitario ostenta con abitudinario orgoglio, il genere umano si sarebbe estinto già da un pezzo. Non rendersene conto è lo specchio di questi tempi oscuri.
WI
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