2021-08-28 12:55:08
Tornare al lavoro dopo un infortunioQuali sono i passaggi da seguire
Tornare al lavoro dopo un infortunio Quali sono i passaggi da seguireIn seguito a un incidente che causa disabilità è possibile essere reintegrati nel proprio ruolo se le condizioni lo consentono, oppure ottenere una diversa mansione
Un danno alla schiena, la perdita di una mano o di una gamba, una brutta frattura in seguito a un incidente avvenuto sul luogo di lavoro (o a una malattia professionale), possono rendere difficile, e in certi casi impossibile, tornare a fare il lavoro di prima. Ma la persona con una disabilità lavorativa non può essere condannata alla disoccupazione, il suo reinserimento professionale è un diritto. Il datore di lavoro, usufruendo di un finanziamento dell’Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), ha l’obbligo, infatti, di garantire gli interventi necessari a reintegrare il lavoratore nella sua mansione: dai device sensoriali che permettono l’uso del computer, alle porte automatizzate, servizi igienici e ascensori accessibili, impianti domotici e adattamenti degli arredi in ufficio.
Impossibilità a svolgere le stesse mansioniNon perde il lavoro, nè può essere tantomeno licenziato, neppure chi a causa delle ridotte capacità psico-fisiche non può tornare a svolgere le stesse mansioni: in questo caso il lavoratore ha diritto a una nuova occupazione, anche presso un’altra azienda. Lo stabilisce la legge 190 del 2014, che impegna l’Inail a rimborsare alle aziende la realizzazione di piani di superamento delle barriere architettoniche e di adattamento degli strumenti per consentire alla persona con una disabilità da lavoro di continuare a esercitare il suo mestiere, o anche di agevolarlo. Questo indipendentemente dalla gravità del danno e delle condizioni di salute: conta che la persona riscontri difficoltà motorie, sensoriali, di apprendimento e di relazione dovute all’infortunio lavorativo (o alla malattia professionale), che compromettono la sua prestazione lavorativa o ne rendono più faticoso lo svolgimento o l’accesso al luogo di lavoro.
Le regoleLa legge prevede la parità di trattamento tra persone disabili e normodotate. Ma il diritto al reinserimento professionale dopo un evento lesivo, oltre a essere poco noto tra i cittadini, può talvolta incontrare la ritrosia dei datori di lavoro. Eppure «un’azienda accessibile a tutti, compresi i portatori di disabilità, ha senz’altro una competitività organizzativa maggiore» commenta Paolo Bandiera, avvocato e coordinatore del Gruppo di lavoro nazionale «Occupazione e disabilità» della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish). Il contributo offerto dall’Inail consente, tra l’altro, di adempiere a un altro obbligo per le aziende: «Tutte quelle con almeno 15 dipendenti fino a 35, anche se non prevedono nuove assunzioni — ricorda Bandiera —, sono tenute per legge ad assumere un lavoratore con disabilità, due se hanno da 36 a 50 occupati. Mentre nelle aziende con un numero superiore di dipendenti i portatori di disabilità devono rappresentare il sette per cento del personale».
I finanziamentiSono previsti fino a 150mila euro a fondo perduto per ogni progetto personalizzato. Di questi, 135mila euro sono destinati agli interventi di superamento o abbattimento delle barriere architettoniche (come inserimento di rampe o di dispositivi di sollevamento verticale, adeguamento dei percorsi verso la postazione di lavoro, accessibilità di ascensori e servizi igienici, modifica o automazione delle porte o degli infissi, interventi domotici) e agli adattamenti degli arredi della postazione di lavoro, degli strumenti (anche informatici) e dei mezzi usati per eseguire la propria mansione. Gli altri 15mila euro (l’importo rimborsabile deve essere pari al 60 per cento dei costi sostenuti dall’impresa) servono per istruire la persona con disabilità all’utilizzo della nuova attrezzatura, per la sua formazione e per il servizio di guida e supervisione della sua attività.
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