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Un altro mondo è possibile. Anzi necessario di Andrea Baroli | Climate change is real

Un altro mondo è possibile. Anzi necessario

di Andrea Barolini


«Hello? Hello? Hello? / Is there anybody in there?»

«Whatever it takes». Il bazooka anti-crisi della Bce è tornato a tuonare. Otto anni dopo la celebre frase pronunciata da Mario Draghi, stavolta a lanciare un epocale piano di sostegno alle economie reali è stata la nuova inquilina dell’Eurotower, Christine Lagarde. Dopo la paurosa gaffe del 12 marzo, quando aveva fatto tremare mercati e governi lasciando intendere che l’istituto di Francoforte non avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per rispondere alla crisi, l’ex ministro francese ha modificato radicalmente i toni.

Con i 750 miliardi di euro messi a disposizione dalla Bce saranno acquistati titoli di stato delle nazioni (e delle aziende) europee. Il che dovrebbe garantire la liquidità necessaria per «riavviare la macchina», scongiurare le incursioni degli squali/speculatori della finanza, limitare la crescita dei tassi d’interesse sui buoni del Tesoro (i Btp decennali, in poco più di due settimane, erano cresciuti dall’1 al 3%). E soprattutto contrastare la probabile recessione alla quale l’Europa andrà incontro nel 2020 (la stessa Lagarde ha parlato di -5% per il Pil del continente).


«Relax / I'll need some information first / Just the basic facts»

Siamo in una botte di ferro? Dipende. Occorrerà verificare quanto la crisi del coronavirus sarà profonda. Se l’Europa saprà rispondere con uno slancio di solidarietà (che magari prenderà la forma dei “corona-bonds” caldeggiati dal governo italiano). E se il bazooka sarà stato sufficiente. Ma c’è un altro «ma». Probabilmente più importante di tutti.

La crisi del coronavirus rappresenta infatti un’opportunità unica per cambiare paradigma. Per puntare su uno sviluppo sostenibile in termini sociali, climatici e ambientali. Per abbandonare un sistema che privilegia gli interessi particolari rispetto a quelli generali (a partire dai tagli alla sanità pubblica). Per abbandonare il capitalismo attuale e trasformarlo in un sistema che ponga al centro i bisogni della popolazione (mondiale, tutta), lo sviluppo di servizi essenziali e universali, la redistribuzione di redditi e ricchezza, l’ecologia, la lotta ai cambiamenti climatici (non in ordine d’importanza).

Questa crisi (come tutte le crisi, ma in modo particolarmente generalizzato, repentino e marcato) sta comportando un calo delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra. Si tratta di una buona notizia. Ma che potrebbe durare poco. In molti già chiedono di fare marcia indietro sulle politiche climatiche, in nome della necessità di tornare alla crescita. Ma crescita, per loro, significa business as usual.


«I can't explain you would not understand / This is not how I am / I have become comfortably numb»

Un esempio? Jennifer Janzen, portavoce di Airlines4Europe, associazione che rappresenta 16 compagnie aeree europee, ha chiesto ai governi di sospendere l’introduzione di un’ecotassa sui biglietti aerei. Se questo tipo di richieste dovesse essere accolto, il mondo si salverà dal coronavirus ma continuerà a viaggiare a 150 km/h contro un muro. Che si chiama crisi climatica.

L’emergenza coronavirus ci ha mostrato in tutta la sua crudezza le conseguenze di uno sviluppo insostenibile. L’instabilità del sistema. La precarietà del capitalismo (e la nostra, conseguente). Quando arriverà il «day after» dovremo saper gridare che «un altro mondo è possibile» (ricordate?). Anzi, «necessario». Ora. Farlo sarà importante tanto quanto rimanere chiusi in casa per limitare il contagio, e forse anche di più.

Colonna sonora.